• SPETTACOLI /11 GENNAIO 2018, h. 21.00
  • PER INFORMAZIONI /080 542 7678

Rassegna DAB-18. Danza a Bari
Teatro Pubblico Pugliese/Comune di Bari

4° tappa del progetto Transiti Humanitatis
un’’idea di Nello Calabrò e Roberto Zappalà

coreografia e regia Roberto Zappalà
idea musicale Puccio Castrogiovanni
realizzata tramite le bacchette di Salvo Farruggio, le corde di Marco Corbino e i nastri di Salvo Noto
eseguite dal vivo dai Lautari: Puccio Castrogiovanni, Salvo Farruggio, Marco Corbino, Gionni Allegra, Salvatore Assenza

una produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza – Centro di Produzione della Danza

La creazione di Roberto Zappalà “I AM BEAUTIFUL”, in prima assoluta al Comunale Claudio Abbado di Ferrara il 18 marzo 2016, è la quarta tappa del progetto Transiti Humanitatis, avviato nel 2014 dal coreografo insieme alla sua compagnia.
L’“umanità”, quella dell’umanesimo, degli “studia humanitatis” che nel quattrocento indicavano gli studi letterari volti a formare la persona, sono, ovviamente, nella “traduzione” di Roberto Zappalà, gli “studia” del corpo e del gesto trasfigurati in un universo coreografico che mette il corpo, la sua naturale bellezza quale elemento fondante e transito ineludibile; con la certezza che “occorre avere un corpo per trovare un’anima” (1)
A partire dal corpo, tutto incomincia e tutto si consuma ed esaurisce; e la bellezza del corpo considerato come santuario laico dell’umanità è un “pensiero” da difendere e incoraggiare in una contemporaneità dove bellezza, corpi e laicità sono sempre più oltraggiati.
Il titolo dello spettacolo è suggerito dalla scultura di Rodin che a sua volta è ispirata al primo verso di una poesia di Baudelaire La Beauté: << Je suis belle, ô mortels! comme un rêve de pierre >>. Il sogno di pietra si trasfigura nel movimento attraverso una lingua che ha la sua grammatica e la sua sintassi nei nervi e nelle giunture, nei fremiti e nei sussulti.
In questo spettacolo Zappalà abbandona quasi del tutto ogni finzione drammaturgica, ogni orpello scenico, per sviscerare ed esaltare fino in fondo il linguaggio della sua compagnia. Quella di “I AM BEAUTIFUL” diventa così una danza che assume come categoria fondamentale quella della visceralità; visceralità intesa e vissuta come nel mondo contadino, cioè come qualcosa di familiare e quotidiano, naturale. (1)
Le lingue in evidenza, i volti deformati, i corpi in disequilibrio o che sfidano la legge di gravità, all’interno di un disegno coreografico rigoroso e scenicamente scarnificato, sono alcuni “incidenti” che servono a fare arrivare la danza direttamente al sistema nervoso dello spettatore” (come, secondo John Berger, fa Bacon con la pittura) non al cervello, ma al sistema nervoso.(2)
In “I AM BEAUTIFUL”, attraverso il corpi dei danzatori, è la danza stessa a parlare in prima persona, a dichiararsi bella e mentre afferma se stessa si rende conto che la bellezza che vorrebbe raggiungere non è mai una risposta o una soluzione ma sempre un interrogativo e una ricerca incessante.
È come se alla base di tutta la danza ci fosse un principio d’incertezza.
Incertezza che è anche quella della bellezza.
La contemporaneità del gesto coreografico che ne consegue consiste proprio nell’esaltare questa incertezza, questo tendere verso, piuttosto che affermare.
In un viaggio di andata e ritorno dal palco agli spettatori e viceversa, i binari che portano a destinazione la danza dello spettacolo sono quelli della semplicità e del rigore, della visceralità e dell’incertezza. In “I AM BEAUTIFUL”, queste quattro categorie sono, nel loro insieme, un sinonimo di bellezza.

1) Da “Soltanto” di Jan Twardowski
2) John Berger “Presentarsi all’appuntamento”

Foto di Franziska Strauss, Giuseppe Distefano, Marco Caselli Nirmal