- SPETTACOLI /Da mercoledì 18 a sabato 21 GENNAIO 2018, h. 21
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Elsinor Centro di Produzione Teatrale
I PROMESSI SPOSI
di Alessandro Manzoni; Costumi GdF Studio; Aiuto regia Roberta Rosignoli, Nicolo’ Valandro; Aiuto costumista Elisa Zammarchi; Direzione Tecnica Rossano Siragusano; collaborazione alla scrittura scenica Francesco M. Asselta
con Diletta Acquaviva, Stefano Braschi,Gianni D’addario, Gianluca delle Fontane, Giulia Eugeni, Francesca Gabucci, Ciro Masella, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi
adattamento e regia MICHELE SINISI
I Promessi Sposi è un romanzo che apre ad una serie infinita di discussioni, argomentazioni e ricordi. La storia di due innamorati, desiderosi di sposarsi ma ostacolati dalla cattiveria di un potente, è il punto di partenza di un viaggio umano che tocca il ‘600, in cui si narrano i fatti; l’800, da cui parte lo sguardo dell’autore; e i nostri anni a scuola, in cui è avvenuto il nostro incontro con questo capolavoro. Eccezioni a parte, quasi tutti abbiamo conosciuto questo romanzo per la scuola dell’obbligo e, così come per tutte le altre discipline scolastiche, anche le vicende di Renzo e Lucia sono state prima di tutto una prova da superare. I primi capitoli, densi di fatti dialogici e affollati in pochi giorni narrativi, dal momento in cui i Bravi obbligano Don Abbondio a non celebrare il matrimonio minacciandolo di morte, lasciano successivamente il passo ad un respiro che, dall’ ”Addio ai Monti” in poi, apre ad una narrazione più grande: i fatti sono più vasti, come il tempo che li attraversa. Lucia, Don Abbondio, Renzo, Perpetua, Donna Agnese, Fra Cristoforo, i bravi e Don Rodrigo danno il via ad una storia fatta di mediazioni, sotterfugi, furbizia e forza d’animo in un paesaggio umano localizzato in modo chiaro, quasi scientifico, com’è nell’inizio del romanzo. Ma dall’incontro con la Monaca di Monza in poi, lo sguardo del romanzo fa una carrellata indietro svelando il paesaggio sconfinato di una vicenda che riguarda non più specifiche persone ma l’umanità intera con le sue vicende infinite: la carestia e l’assalto ai forni accanto alla guerra, la passione e il rapporto con la legge, la violenza e il turbamento innominato dell’animo umano di fronte alla paura della propria fine, la malattia della paura e la peste dell’anima, la misericordia e le notti, la vendetta e il perdono, la preghiera di pioggia purificatrice. Mentre Renzo e Lucia si ritrovano al Lazzaretto, lo sguardo dello spettatore (come quello del lettore) ritrova la consapevolezza che il mondo intero è il territorio dell’animo. La concezione di spazio che ospita i fatti diventa spirituale. Improvvisamente il ricordo giovane della prova da superare scopre il piacere del tempo infinito di una umanità a cui è richiesta la capacità di stare assieme, ch’è Il sogno di sempre.