- PRIMA REPLICA /Venerdì 29 NOVEMBRE 2019, h. 21
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LOLITA
regia e interpretazione Silvia Battaglio
consulenza artistica Julia Varley
suggestioni letterarie Vladimir Nabokov, Charles Perrault, Pia Pera
suggestioni musicali Torgue & Houppin, Alva Noto, Paolo Conte
disegno luci Massimiliano Bressan
foto di scena Stefano Mazzotta, Cristina Le Noci, Claudio Bonifazio
produzione Cie.Zerogrammi
coproduzione Odin Teatret Nordisk Teaterlaboratorium, Tangram Teatro Torino in collaborazione con Bianca Teatro
sostegno alla realizzazione Crut (Centro Regionale Universitario per il Teatro)
Silvia Battaglio costruisce una drammaturgia intensa, fondendo le fonti letterarie in una riscrittura agile, intensa e perversamente potente che si fonde con un’azione scenica in cui la corporeità è predominante. Utilizza i mezzi che abbisogna per essere efficace. Questa Lolita di Silvia Battaglio, opera che apre il sipario su temi che vogliamo seppellire sotto il tappeto della civiltà, additando il mostro nel peccatore scoperto in flagrante dimenticando che l’orrore si annida nell’animo di tutti, ricorda qualora ce ne fossimo dimenticati che la funzione della scena è parlare al mondo del mondo, sollevare i veli, scuotere l’artificiale sicurezza del vivere civile. Il teatro quando si esprime con la sua vera forza non rassicura per niente: è uno sguardo lucido sulla durezza del vivere, sulla vita bella e crudele. E. Pastore – Lo sguardo alternativo alle Live Arts
Creatura senza età che coagula in sé innocenza e perdizione, cura e sperpero del proprio corpo: Silvia Battaglio modella una Lolita che è luminosa ed eloquente espressione di quell’incapacità di vivere la propria vera età che non soltanto conduce alla tragedia i protagonisti del romanzo di Nabokov ma alimenta frustrazioni silenziose ovvero scelte dissennate di molti. Un’intuizione che l’artista racconta e sviluppa utilizzando un linguaggio omogeneo, in cui movimento coreografico e recitazione scivolano naturalmente l’uno nell’altra, articolando un discorso che inchioda il pubblico con la sua conturbante verità. L. Bevione – Sistema Teatro Torino
Silvia Battaglio indaga la forza ambigua e trainante della protagonista del romanzo di Vladimir Nabokov. Lolita è il lavoro frutto di una residenza artistica a Holstebro, in Danimarca, sede dell’ Odin Teatret, sede fortunatissima per l’ autrice che con “ Io amo Helen” , pièce molto apprezzata da Eugenio Barba e Julia Varley, si è aggiudicata encomi ma anche e, soprattutto, la possibilità di “ costruire” la sua Lolita. È un testo apparentemente leggero in cui le richieste si mischiano ai ricatti, la seduzione si fa arma, l’amore sfocia nella perversione”. A tratti provocatorio, senza mai essere eccessivo, rende perfettamente la sensazione di un amore non scelto. La danza che ci propone Silvia Battaglio è sempre precisa e coinvolgente. Nonostante la pioggia battente, il pubblico era numeroso ed ha apprezzato lo spettacolo. F. Roma – TeatriOnLine
Su di un tappeto di mele rosse, servendosi di un perfetto controllo del corpo suo indiscusso marchio di fabbrica, l’attrice torinese rievoca il legame con il carnefice attraverso un racconto in cui l’evidenza della dolorosa attualità risiede nel prender le giuste distanze dall’originale letterario. Parole come macigni che l’interprete fa ulteriormente esplodere modulando la voce o con un ghigno, con l’intensità di uno sguardo piuttosto che con la forza di un silenzio: un’anteprima di successo in attesa del debutto assoluto nella prestigiosa cornice dell’Odin Teatret di Eugenio Barba. R. Canavesi – Teatroteatro.it
Lo spettacolo, dopo aver debuttato in anteprima internazionale all’ODIN TEATRET diretto da Eugenio Barba, è stato presentato in prima nazionale al Teatro Stabile di Torino nel Gennaio 2015. LOLITA rappresenta il primo degli spettacoli appartenenti alla Trilogia dell’Identità e rientra in una personale indagine sul tema dell’identità connesso a quello dell’età, dove il punto di partenza risiede nell’appartenenza o meno a noi stessi, al nostro tempo, a un’età che ci rappresenta ma che talvolta non corrisponde esattamente al nostro tempo interiore, in questo sfasamento tra età ed esistenza si annida un luogo che chiamerei: Lolita. Dal suo piccolo angolo d’infanzia immerso in un giardino di mele rosse, una Lolita – ormai adulta – attraversa il tempo a ritroso e ripercorre la sua ‘prima volta’, sperimenta, provoca e interroga gli adulti nel tentativo di intercettare le traiettorie del possibile, attraversa la delusione e lo stupore, la purezza e il peccato, nel suo viaggio intimo tra adolescenza e maturità. Lolita intreccia i fili della memoria, poi trema, ride e sospira quando nel bosco della sua infanzia incontra il signor Humbert, l’uomo nero delle favole, mezzo uomo e mezzo lupo che per timore di invecchiare sottrae il tempo a una bambina innocente come cappuccetto rosso ma crudele come un dèmone. Lolita cerca le tracce della bambina che era e che Humbert le ha portato via, scavalca il tempo, lo perde, e infine cerca di trattenerlo, tra smarrimento e gioco, come un equilibrista sfida un mondo luminoso ma pieno di insidie, nel tentativo di collocare se stessa fino ai confini incerti di una realtà in continua trasformazione e destinata a mutare continuamente i suoi valori etici, a mettere in discussione certezze apparentemente innegabili come il diritto alla propria infanzia. Donna, vecchia, bambina, crudele, dolce ed enigmatica, Lolita è sola perché nessun adulto la ama per quello che è: allora finge di essere un’altra nel gioco perverso del teatro della vita, ora con ingenuità ora con astuzia, proietta il suo corpo nella perdizione di una dimensione ambigua e metamorfica in cui ‘amore’ e ‘potere’ convivono nello stesso istante, penetrando nei sentimenti più profondi dell’essere, attraversandoli con passione e amarezza, fino all’ironia.