- EVENTO RISERVATO ALLE SCUOLE /5/6/7/8/9/10 marzo 2019 h. 10
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Critiche
Per comprendere la verità è necessario non guardare sempre nella stessa direzione. Avere più punti di vista potrebbe garantire, in qualche modo, il raggiungimento di una qualche verità, che comunque, merita sempre altri punti di vista. Così, nell’ambito del cartellone teatrale di Teatri di Bari – Teatro di Rilevante Interesse Culturale, “La domenica per le famiglie”, presso il teatro Nuovo Abeliano, è andato in scena il bellissimo “Dalla parte del lupo” della compagnia Senza Piume, per la regia di Damiano Nirchio, con Anna de Giorgio, Damiano Nirchio e Bruno Soriato.
La storia è quella che racconta una nonna, rimasta a letto con un brutto raffreddore, alla sua nipotina. Come tutti i racconti dei nonni, ogni parola va pesata per la sua ricchezza, ogni consiglio soppesato per la sua sapienza. Anche perché, nel nostro caso, si tratta della storia di una donna che, da giovane, ha lavorato come giornalista squattrinata, a caccia di una notizia da prima pagina. Tutto ciò è solo il pretesto per addentrarsi in una messa in scena stupefacente, perché, tutti, grandi e più piccoli, durante questo spettacolo, si torna come in quei castelli di mostri fatati, camere con specchi, dove le ombre parlano e i ricordi costruiscono impressionanti luoghi, che conservano la tridimensionalità delle storie reali. “Dalla parte del lupo” è uno spettacolo soprattutto ben scritto, oltre che ben recitato. Al centro dell’attenzione c’è il buio, inteso come luogo in cui tutto appare e si risolve, come alla luce del sole. E’ in esso che è possibile immaginare ciò che non c’è, facendo luce su una qualche probabile verità, intesa più come forma di ricerca personale di ognuno, che come verità assoluta. Difficile poter scrivere del genere di appartenenza di questo gioiellino di spettacolo, perché ha la maestria di un romanzo giallo gli ingredienti giusti di un film noir e la poesia delle favole. La protagonista, in una metropoli tutta ombre e contorni, somigliante a tanti racconti Burtoniani, si aggira fra una pioggia incessante, tombini fumosi e sirene, incrociando il mistero di ogni uomo e donna che abitano quelle strade assolate, senza mancare quelle altre dove ‘strane’ maestre, dall’inconsueta presenza, pretendono di educare i loro scolari al silenzio, all’obbedienza, alla verità che vede soltanto la differenza fra il Bene e il Male, in assoluto. “Dalla parte del lupo”, invece, offre occasioni per riflettere sul senso della ricerca, sull’importanza essenziale dell’inquieta solitudine che rende tutti gli uomini e le donne capaci di giungere a mettere sempre in discussione il proprio credo e la propria credibilità, certi che la verità non possiede mai quell’unico punto di vista, che priverebbe tutti di guardare il mondo anche dalla parte di chi è condannato, dalla storia, ad essere colui che deve necessariamente crepare. Prima di un esame, prima di ogni obiettivo. Alla fine di ogni verità.
“Dalla parte del lupo “della compagnia “Senza piume” è uno spettacolo di grande fattura e originalità che si interroga in modo anomalo ed intrigante sulla natura del male, attraverso una lettura molto particolare di “Cappuccetto rosso”. E’ pur vero che il teatro ragazzi ha attraversato parecchie volte questa fiaba, anche negli ultimi anni, concedendo al lupo cattivo, coprotagonista della storia diverse attenuanti.
Qui, fin dal titolo, questo intento è già conclamato, ma i modi di proporre la fiaba ed i suoi nuovi significati, vengono proposti in modo assolutamente originale, fin dalle ragioni che hanno spinto l’autore e regista Damiano Nirchio a metterla in scena un’ulteriore volta.
Infatti questa creazione nasce da una storia vera, dall’incontro che il regista durante il suo lavoro di mediatore ha avuto con F, un detenuto che stava finendo di scontare una pena lunghissima e che oggi è un uomo redento. Lo spettacolo innesta appunto le sue testimonianze e suggestioni, mescolandole in forma di giallo, con la fiaba della bambina dal mantello rosso, che, dovendo andare in visita della nonna, per attraversare il bosco, incontra il lupo. Qui nello spettacolo la trama si sviluppa in un flashback narrato da una nonna, rimasta a letto con un brutto raffreddore, che racconta a sua nipote una storia accaduta tanto tempo prima. Ed è allora che sul palco si materializza una giovane giornalista che, a caccia del suo primo scoop, si mette sulle tracce di Lupo, un criminale che terrorizza la città. Il nostro moderno Cappuccetto Rosso, immergendosi nell’oscuro bosco della città, dopo vari incontri e tracce fasulle lasciate ad arte, troverà alla fine l’orrendo mostro, ma sarà molto, ma molto, diverso da quello che lei si immaginava. Lo spettacolo si muove con estrema raffinatezza tra citazioni cinematografiche che rimandano all’espressionismo tedesco e al noir americano e musicali che vanno dal ‘Peer Gynt’ di Grieg ad una gracchiantemente lancinante ‘Una furtiva lacrima’ di Donizetti, significativamente utilizzata per sottolineare la personalità del presunto mostro.
In scena Anna De Giorgio, Damiano Nirchio e Bruno Soriato si muovono in una una metropoli misteriosa sempre sotto una pioggia incessante, alla ricerca di un mostro che vecchio e pentito si annida in una piccola stanza proprio vicino a chi vuoi bene, ma che invece di odio ha bisogno solo di un poco di attenzione.
EOLO AWARDS 2010 MIGLIORE NOVITA’ DELL’ANNO
Festa dei 10 anni
Produzione: Teatri di Bari – Progetto Senza Piume
Regia: Damiano Nirchio
Direzione Musicale e Musiche originali eseguite dal vivo: Mirko Lodedo
Con: Anna Maria de Giorgio, Mirko Lodedo, Damiano Nirchio, Tea Primiterra
Direzione tecnica, luci, illustrazioni: Tea Primiterra
Macchine sceniche: Mirko Lodedo, Tea Primiterra
Assistente alla regia, costumi: Raffaella Giancipoli
*** Quest’anno SENZA PIUME festeggia dieci anni dalla nascita dello spettacolo e del progetto artistico dell’omonima Compagnia. Le repliche scolastiche saranno sempre seguite da incontri, brevi laboratori e approfondimenti dedicati ai temi affrontati. Per informazioni consultare l’Offerta Formativa 2018-2019.
“Senza Piume” è ambientato nella bottega di un rigattiere inventore che con il suo aiutante pasticcione si diverte a capovolgere il mondo. Insieme formano una coppia clownesca che diventa il motore dell’azione scenica: come nel cinema muto, lo spettacolo scorre senza parole guidato dal pianoforte suonato dal vivo e da macchine sceniche che muovono illustrazioni e didascalie. Assistiamo così alle avventure di un prode Cavaliere e del suo aiutante in viaggio per il mondo a riparare offese e magari conquistare la dama del cuore. Chiaramente ispirato al Don Chisciotte di Cervantes “Senza piume” è un inno alla fantasia contro le regole feree e spesso disumane della realtà. Al di là del racconto l’aspetto straordinario dello spettacolo che più affascina sono i modi del racconto che rimandano a forme ormai in disuso , la pantomima,il cinema di Max Linder e Larry Semon per altro in perfetta sintonia con i significati dello spettacolo. “Senza piume” è anche una tappa ulteriore di un percorso che da anni Damiano Nirchio sta conducendo con i malati psichici e che fa del Cavaliere protagonista um “matto” alla ricerca della sua identità in un mondo più “matto” di lui.
«Senza Piume» è una fiaba moderna, che racconta l’ avventura di una ragazzina che si ritrova a fare un incredibile viaggio in mezzo alle assurdità della gente comune, accanto ad un “nobile cavaliere che sa volare” che altri non è che un matto fuggito dal manicomio. La piccola protagonista si scontra con le cose quotidiane scoprendo, attraverso lo sguardo innocente del suo compagno di viaggio, la grande follia delle cose normali e che tutto può essere guardato con occhi diversi e trasformato in qualcosa di diverso. La scelta di utilizzare i linguaggi della musica e delle immagini illustrate risponde alla necessità di parlare all’immaginario dello spettatore in modo più diretto attraverso le emozioni. Infatti «SENZA PIUME» nasce anche dal bisogno di raccontare al pubblico dei più piccoli e delle loro famiglie la malattia mentale e il contesto umano in cui essa nasce, cresce e muore. E’ una sfida, una ricerca di forma e linguaggio per cercare di trasmettere poche ma fondamentali coordinate sull’esistenza di chi soffre di un disagio, quello psichico, ancora poco conosciuto e accolto nella nostra comunità.