• REPLICHE /20 gennaio h 21:00
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Moby Dick
dal “Moby Dick” di H. Melville
riduzione e adattamento di Roberto Negri
regia/impianto scenico/disegno luci: Federico Vigorito
voce narrante e corpo presente: Roberto Negri
assistente alla regia: Carolina Vecchia
costumi e attrezzeria: Rossella Ramunni
realizzazione scene: Area 5 Lab
organizzazione: Flavia Ferranti
Produzione: Officina Dinamo – Fucina Creativa

La scelta di un grande classico nasce dalle emozioni che generano le parole al di là del tempo, ampliando il concetto stesso di “contemporaneo”. L’autore ha proposto una formula letteraria di ricerca e sperimentazione, esplorando nella sua opera praticamente tutti i generi del suo secolo Nel rispetto di questa scelta e nell’intento di riproporne i canoni espressivi, il nostro lavoro spazia dal teatro di narrazione alla commedia, dal teatro di figura alla pantomima e ancora oltre, verso le radici arcaiche del rito teatrale Segni semplici, per un coinvolgimento profondo e diretto dello spettatore, naturalmente partecipe di temi universali Così il testo rivela pienamente il suo potere evocativo, nel rispetto cronologico della narrazione, verso la catarsi finale che, come nella vita, è conosciuta ma sempre sorprendente.
La rappresentazione teatrale come rito primitivo, capitale, imprescindibile. Concepire uno spettacolo per ribadire la necessità di incontrarsi e in qualche modo comunicare. Abbiamo scelto un capolavoro della letteratura americana; avremmo potuto farlo con un la terza pagina di un quotidiano locale. L’importante adesso (più che mai) è concentrarsi sul tragitto invisibile che la notizia teatrale compie dal palcoscenico alla platea; in che modo nasce? che forma assume? quanto dura? in cosa si trasforma quando si estingue? L’incontro “filosofico” con Roberto (artefice dell’adattamento) prima di tutto, ha prodotto queste temibili riflessioni. Poi è arrivato Melville, arrivano i personaggi, arrivano le risposte e insieme inizia ad emergere una forza che sembra sete; una sete inguaribile di eternità. Inizia ad emergere Moby Dick, capace di farsi raccontare di nuovo come un vecchio aneddoto mai abbastanza svelato. In scena poco o niente. Una pedana di legno che deve sembrare ogni cosa e che invece serve solo a mettere al centro dell’attenzione chi conduce il gioco e pochi altri elementi, un po’ di attrezzeria: strumenti utili al racconto che l’Interprete non smettendo mai i panni di sé stesso, offre agli spettatori nell’intimità sacrale che solo un rito riesce a creare.