Juke box all’idrogeno

di Allen Ginsberg
(Leroy Jones, Raymond Carver, Jack Kerouac, Vittorino Curci, Vittorio Bodini)
Percorso musicale di Roberto Ottaviano
percorso poetico e regia di Vito Signorile

con

Franco ANGIULO trombone – Vittorino CURCI versi e sax – Nando DI MODUGNO chitarra –
Vito DI MODUGNO organo hammond e contrabbasso – Marcello MAGLIOCCHI percussioni –
Roberto OTTAVIANO sax – Vito SIGNORILE voce

“Juke box all’idrogeno” è ispirato ai principi e alla poetica della beat generation. Inserito nella rassegna “Teatro in festa”, organizzata dalla Provincia di Bari con il Teatro Pubblico Pugliese, fu presentato in anteprima il 12 settembre 2001 al Castello Svevo di Trani e debuttò in prima nazionale il 16 settembre al Castello Svevo di Bari. Partendo dai versi e dalle opere di Ginsberg e Kerouac, tra i fondatori del “movimento” negli anni ’50, Vito Signorile (voce) Franco Angiulo (trombone), Nando Di Modugno (chitarra), Vito di Modugno (tastiera e contrabbasso), Marcello Magliocchi (percussioni), Roberto Ottaviano (sax), e Vittorino Curci (sax e versi), analizzano scenari di straordinaria attualità, già individuati con sguardo lungimirante dai quei poeti mezzo secolo fa. In questo suggestivo mix di musica e parole, vengono fuori la solitudine assoluta dell’uomo moderno, la frenesia del capitalismo, la morte e l’olocausto, ma anche temi come la globalizzazione, il pacifismo, la lotta ad ogni schematismo. In questo spettacolo molto viene affidato all’improvvisazione, in un crescendo di intense emozioni: il ritmo sostenuto del be-bop che accompagnò di fatto la musica del beat, si contamina con le suggestioni calde, avvolgenti del jazz, per culminare nell’Urlo, capolavoro di Allen Ginsberg.


​Juke Box all’ idrogeno

La BEAT GENERATION Rivoluzionò un modo di pensare, rompendo con il passato, ponendosi come critica spassionata e reale ad una visione tradizionale della società americana. Se ne innamorarono i giovani che decisero di scoprire il mondo in maniera personale, senza sovrastrutture, viaggiando e vivendo alla giornata. La beat generation, si ritrova con tutta la sua carica di novità e di freschezza nei versi e nelle opere di Ginsberg e Kerouac. In “Howl” (Urlo) Ginsberg si scaglia contro il materialismo in nome di una libertà assoluta dell’uomo, una libertà di essere e di pensare. Nei suoi Diari, nati proprio dal suo vagare continuo, ci sono inalterate nel fascino e nella carica eversiva, le parole di una generazione in grado di percorrere strade e guardare paesaggi, munita di uno zaino, qualche effetto personale, libri e macchina fotografica. Una generazione che non rinuncia ai sogni, ai desideri e che finalmente rompe con il perbenismo di facciata, tanto caro al sistema sociale made in USA, per risvegliare valori universali, quali la pace, l’amore, la fratellanza. Ma chi sono i beat? Kerouac ce li presenta in “On the road” (Sulla strada) e ne “I sotterranei”: sono uomini inquieti, poeti vagabondi, artisti e intellettuali che vivono a ritmo di jazz, tra passioni fulminee e fiumi di parole. La loro vena poetica è spontanea, improvvisata, capace solo di seguire i sentieri del pensiero, dell’immaginazione. Così come avviene con la musica, vera musa ispiratrice per moltissimi di loro. In “Mexico city blues”, sempre di Kerouac, tutto segue il ritmo di questa calda voce dell’anima, capace di trascinare in atmosfere particolari, suggestive. La beat generation quindi come gruppo di rottura e allo stesso tempo alla continua ricerca di nuove frontiere, geografiche e personali, di nuovi orizzonti, reali ed emozionali. Per Fernanda Pivano però, è quasi un errore chiamarla beat generation: per lei “questa baracca in movimento era una go generation, formata da dolci, patetici impulsivi hipsters dal volto d’angelo che percorrevano in lungo e in largo gli Stati Uniti”.

Cast:
Franco Angiulo diplomato in trombone e musica jazz al Conservatorio Piccinni di Bari, ha lavorato in orchestre sinfoniche ed in formazioni cameristiche prima di approdare al jazz. Ha collaborato con Glenn Ferris, Michel Godard, Enrico Rava, Tullio De Piscopo, Rosanna Casale.

Vittorino Curci è nato e vive a Noci. Ha studiato all’Accademia delle Belle Arti di Roma e ha pubblicato numerosi libri di poesia. In campo musicale ha collaborato con Steve Lacy, Gianluigi Trovasi, Conny Bauer, Sakis Kuryokhin.

Nando Di Modugno Nato a Bari, ha cominciato i suoi studi musicali con il padre proseguendoli presso il Conservatorio “N. Piccinni” della sua città, nella classe di chitarra di Linda Calsolaro. Diplomatosi nel 1986 con il massimo dei voti e la lode ha frequentato numerosi corsi con illustri chitarristi quali Alirio Diaz, Eliot Fisk, Josè Tomas.

Vito Di Modugno è nato a Bari nel ’62. Intraprende giovanissimo gli studi musicali per pianoforte, organo, basso elettrico e contrabbasso. Finalista in diversi concorsi jazz, vanta numerose collaborazioni: Tony Scott, Ettore Fioravanti, Massimo Manzi, Urbie Green. E’ tra i più grandi organisti al mondo.

Marcello Magliocchi, barese, intraprende la sua attività nei primi anni ’70. Ha caratterizzato il suo stile percussivo operando una sintesi tra la grande tradizione africana e l’astrattismo europeo. Come free lance ha suonato con Dalla Porta, Salis, Rava, Bucci, Mover, Marini.

Roberto Ottaviano è nato a Bari nel ’57. E’ considerato come una fra le voci più significative del jazz europeo della nuova generazione. Ha partecipato ai festival più importanti del mondo ed ha inciso per Red, Splasc(h), Soul Note.

Vito Signorile, attore e regista barese, è direttore artistico del Teatro Abeliano e del Consorzio Teatri di Bari. Come regista ha messo in scena una settantina di spettacoli da Shakespeare a Strindberg, da Cechov a Pirandello. E’ stato protagonista in numerosi spettacoli teatrali. Ha curato programmi radiofonici e televisivi Rai. E’ autore di testi teatrali e ricerche sulle tradizioni popolari pugliesi.