• SPETTACOLI /12/13 GIUGNO 2021, h. 20.30
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FESTIVAL “PANDÈMONI”

Il Centro Polivalente di Cultura Gruppo Abeliano, fondato come cooperativa culturale nel 1973 (tra le prime nel settore in Italia) ma attivo da 50 anni a Bari dove gestisce il Teatro Abeliano (situato dal 2012 al quartiere Japigia nella splendida struttura a firma dell’arch. Ruzza) ha inteso reagire a suo modo alla crisi pandemica e alle difficoltà socioeconomiche dell’attualità con l’organizzazione di una factory creativa sperimentale, ideata e condotta da Vito Signorile, rivolta a giovani attori e a professionisti in specializzazione, che si pone quale innovativo laboratorio teatrale con cui recuperare quella ‘coralità’ (organizzativa e realizzativa) tipica delle Compagnie e purtroppo in progressiva dismissione, nonché proporre all’attenzione pubblica i valori, le rivendicazioni, le logiche e le lotte che il Meridione italico ha espresso finora mediante le figure di importanti ‘padri’ dei movimenti operai e bracciantili del ‘900 (tra gli altri Di Vittorio e Di Vagno).
La call, lanciata durante il lockdown primaverile per costituire il gruppo di lavoro “Tutti Uniti”, ha raccolto adesioni numerosissime e selezionato profili di livello medio-alto per competenze ed esperienze curriculari, portando alla aggregazione (su base regionale) di un team di talentuosi ‘novizi’ e semi-professionisti maturi, motivati all’allestimento di una produzione (“Italian Graffiti”) da portar in scena a giugno 2021 al Teatro Abeliano di Bari, da far successivamente circuitare per altri teatri di centri pugliesi, a dimostrazione di un progettualizzato scouting continuo e serio, riconosciuto qualificante e abilitante dai numerosi candidati partecipanti.
L’idea parte dal presupposto che questi primi anni ‘20 del Terzo Millennio, ancorché più raffinati e dominati da internet, presentano segni che ci riportano allo stesso passato decisamente padronale, fascista, prepotente e arrogante mai debellato in Italia, in Europa e nel mondo. “Padroni delle ferriere” e “proprietari terrieri” hanno sempre trovato nello Stato e nelle sue strutture alleati e complici. Operai, braccianti, povera gente di ogni latitudine che appare (vien fatta apparire) costantemente destinata a soccombere. I bombardamenti dei mezzi di comunicazione, controllati da pochi super ricchi, sono ben più pericolosi delle bombe. Il grande fratello di Orwelliana memoria è poca cosa rispetto alla capacità di controllo e di condizionamento attuali. Immutabile resta solo l’arroganza da impunito di chi si è arricchito col sacrificio e col sangue di tanti poveracci, convinto di poter comprare tutto e tutti e di farla franca. E in realtà… che ci provi un poveraccio ad aver ragione di un possidente in tribunale!
Un titolo, prima ancora che il frammento di un testo di Dario Fo (Tutti uniti, tutti insieme! Ma scusa quello non è il padrone?), assieme ad una miriade di testi, frammenti, idee, canzoni, diventano pretesto, canovaccio per mettere assieme lotte operaie e contadine, espedienti di sopravvivenza e furbizie di sopraffazione. Dal contadino/brigante (viventi ‘alla macchia’ per necessità) al padrone/delinquente (che si ‘macchia’ per avidità).
Senza tacere la lunga e drammatica epopea degli Emigranti/Immigranti!
Gli eventi, le storie, i canti, le lotte si riferiscono a un tempo e un luogo che sono l’Italia a cavallo tra fine ottocento e prima metà del novecento ma potremo facilmente immaginare (e lasciare intravvedere) si riferiscano ad ogni tempo, ad ogni paese.