- PRIMA REPLICA /domenica 17 marzo 2018, h. 17
- SECONDA REPLICA /domenica 17 marzo 2018, h. 18.45
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La regina delle nevi
(Dai 7 anni )
con GIUSEPPE CICIRIELLO, DEIANIRA DRAGONE e con PIERO SANTORO
disegno luci FRANCESCO DIGNITOSO
elaborazioni musicali MIRKO LODEDO
costumi LISA SERIO
macchinista PIERO SANTORO
progetto ENRICO MESSINA e GIUSEPPE CICIRIELLO da un’idea di ENRICO MESSINA
organizzazione MICHELA CERINI
comunicazione produzioniPUNES
regia ENRICO MESSINA
C’è una bambina che ha trascorso molte sere della sua infanzia a leggere e ascoltare La Regina delle Nevi. Non c’era solo Gerda, in quella storia, in cui lei potesse ritrovarsi. C’erano anche gli ostacoli che la sua piccola vita si sarebbe presto trovata ad affrontare: assenze, lontananze, partenze, ritorni, viaggi, distanze. Un telefono che suona e dall’altra parte un pianto. Per questo, per lei abbiamo scelto di raccontare questa favola.
LA FAVOLA
La Regina delle Nevi è una della più conosciute fiabe di Hans Christian Andersen e, forse, anche la più bella; certo la più complessa e sfaccettata. Racconta di un’amicizia, tenerissima e strettissima, tra due bambini: Gerda e Kay. E di come la piccola Gerda, resasi conto della “perdita” del suo caro e amato compagno di giochi tra le rose del loro piccolo giardino, sia pronta a mettersi in cammino per cercarlo. La “crisi” provocata dalla scomparsa dell’amico diventa l’occasione per lei di mettersi in viaggio, di abbandonare il mondo protetto dell’infanzia per avventurarsi in quello incerto e conflittuale dell’adolescenza. Un viaggio fantastico in cui la bambina sarà capace di superare ogni ostacolo, inoltrandosi in situazioni imprevedibili e impreviste, incontrando figure straordinarie, e accettando qualunque sacrificio pur di “salvare” Kay. Un percorso interiore di crescita e costruzione della propria identità; un lungo e complesso cammino emotivo che condurrà la piccola Gerda a ritrovare l’amico Kay e a liberarlo “dall’incanto” della Regina delle Nevi grazie solo al calore delle sue lacrime. Mai Gerda dimentica e sempre ricorda il motivo del suo essersi messa in viaggio: perché l’esperienza dell’amicizia è quella di un dono di sé gratuito. E al termine di questo lungo cammino i due amici ritorneranno cambiati, cresciuti. “…stavano li seduti entrambi adulti eppure bambini, bambini nel cuore. Ed era estate, fiorivano le rose”.
I TEMI
La Regina delle Nevi è una storia destinata apparentemente ad un pubblico infantile ma, in realtà, è piena di significati e messaggi universali. Il viaggio che Gerda, la protagonista, intraprende per ritrovare l’amichetto Kay, rapito dalla crudele regina delle nevi, è una metafora del passaggio dalla fanciullezza all’età dell’adolescenza. La scheggia di ghiaccio finita nel cuore di Kay è quella che un po’ tutti oggi conserviamo nel nostro cuore, ma il pianto d’amore di Gerda riuscirà a scioglierla, alla fine. Per sconfiggere la regina delle nevi non occorrono pozioni magiche. Il pianto di Gerda scioglie il dolore raggrumato nel cuore di Kay: è l’amore, quell’andare verso. L’interesse appassionato per questa fiaba nasce dal riconoscimento della sua ricchezza simbolica, è il percorso iniziatico di due bambini dall’infanzia all’adolescenza, un tempo della vita in cui si è molto vulnerabili, ci si ritrova diversi, a volte arroganti, con lo sguardo duro, soli. Questa fiaba ci incoraggia ad andare là, dove qualcuno è prigioniero delle nevi, ed uscirne insieme. Un messaggio di amore universale, dunque, e l’invito ad essere solidali gli uni con gli altri.
La Regina delle Nevi racconta la vittoria delle forze del cuore sul freddo intelletto astratto che, con la sua critica priva di calore, uccide i rapporti umani, promettendo certezze sulle quali non si può costruire nulla. È l’augurio che l’amore, inteso come comprensione e fiducia incondizionata nelle capacità dell’altro, possa vincere le seduzioni di un sapere senza anima, che oggi come ai tempi di Andersen minaccia di raffreddare i nostri cuori. Grazie alla sua tenacia, anche nei momenti di sconforto e solitudine, Gerda non perde la forza per superare le difficili prove che la porteranno a ritrovare Kay e riportarlo a casa. Dopo tanti incontri raggiunge il castello della Regina dove deve affrontare, per ultimo, l’amico di un tempo, ora freddo come il ghiaccio. Kay, incantato dall’intelligenza e perfezione della Regina, sembra prigioniero del suo cuore gelato, confuso e sedotto dalla solitudine e tenuto lontano dalla vita e dagli affetti. Grazie alla crescita avvenuta durante il viaggio, Gerda riuscirà a capire come rompere l’isolamento di Kay: il calore dei sentimenti scioglierà il gelo nel cuore dell’amico che finalmente ricomincerà a vivere le sue emozioni. L’amicizia ed il fluire dell’affetto dall’una all’altro riavvicineranno i due protagonisti, ormai entrambi adulti, eppure bambini, bambini nel cuore.
La fiaba di Andersen racconta un viaggio, inteso non solo come l’esperienza che Gerda compie alla ricerca dell’amico, ma anche come percorso interiore, di crescita e costruzione della propria identità: un cammino emotivo che spinge la protagonista ad abbandonare il mondo protetto dell’infanzia per avventurarsi nella fase conflittuale dell’adolescenza. Ciascuna tappa di questo viaggio ha un significato metaforico. Così, le scarpette rosse che Gerda getta nel fiume per ritrovare Kay sono i primi oggetti di cui si priva, l’inizio di un processo di abbandono delle costrizioni materiali verso una fortificazione interiore.
La bellezza seducente del giardino della Signora dei fiori nasconde in realtà un mondo falso ed insidioso, fatto di pericolose illusioni da cui scappare, perché un giardino nel quale niente muore non esiste. Le cornacchie sono simbolo di sentimenti che la bambina rifugge: vivono una vita non loro, accettano la mediocrità e si stupiscono che non voglia fermarsi tra agi e comodità. La brigantessa, selvaggia ed apparentemente cattiva, in realtà si rivela una figura generosa, affascinata dalla dolcezza di Gerda, e le offre un aiuto concreto affinché possa proseguire il suo cammino. La signora di Lapponia, una vecchina che incarna la saggezza, ricorda a Gerda che “la forza dei 12 uomini” che sta cercando per poter liberare Kay si trova unicamente nel suo cuore, e che dovrà affrontare la Regina delle Nevi da sola e senza protezione. Infine, l’incontro con Kay nel regno gelato è rappresentato da un semplice abbraccio che scalderà il cuore del ragazzo e gli trasmetterà la consapevolezza che la perfezione è in un attimo che può sembrare eterno. I bambini e gli adolescenti si possono riconoscere nell’esperienza di amicizia profonda e nel gioco dei protagonisti della fiaba. Vedono rispecchiato nel racconto il sentimento della solitudine, caratteristico della loro età. Spesso ci si sente in grado, come Kay, di fare tutto da soli, ma si rischia di chiudersi nel proprio mondo, in un profondo isolamento sia dagli altri che da se stessi, senza permettersi espressioni di debolezza e negando le proprie emozioni.
Gerda invece mostra come sia possibile chiedere aiuto agli altri per essere determinati nell’inseguire i propri sogni, ragionare con la propria testa, scoprire inaspettati lati positivi e credere alla propria forza interiore.