Viaggiare da Andria a Bari e ritorno può essere faticoso, ma, se la meta è un teatro, e non un teatro qualsiasi, ma quello di un signore che se lo è costruito, per così dire, con le sue mani, tutto assume un senso diverso. Ancor più se sulle tavole del palcoscenico si va come attore per agire e fare teatro. E soprattutto per imparare.
Il progetto era ambizioso, l’aspettativa alta, l’inizio del corso scoppiettante: uno spettacolo corale, con un numero a doppia cifra di attori. Meraviglioso! Poi la pandemia, il freno della storia recente, le lezioni a distanza.
Eppure anche da dietro lo schermo le preziose indicazioni di Vito Signorile giungevano puntuali, cariche dell’esperienza di un’esistenza spesa sul palcoscenico. Al punto che quando finalmente è stato possibile eravamo pronti ad andare in scena e lo abbiamo fatto rappresentando un’idea di Vito, un affresco sociale e politico dell’Italia tra fine Ottocento e Novecento.
In seguito dal lavoro corale siamo passati al lavoro sul singolo.
Il punto di partenza in ogni caso è stato un testo: dovevamo sceglierne uno d’autore o scriverlo noidi nostro pugno. Un ostacolo per me, più abituato a usare il corpo e la voce che a scrivere o a creare storie con le parole. Una sfida. Tutta da vincere se il punto di partenza era che “il testo è solo un pretesto” e può essere stravolto, agito, messo in scena, ripetuto e adattato.
O può diventare il punto di partenza per scriverne un altro, un testo nato in teatro per il teatro.
L’urgenza è stata da subito imparare a “sentire” e a comunicare con il pubblico, raccontando la storia di un personaggio, divenendo il personaggio e facendolo vivere. Sono nate così tantissime storie. Il lavoro di ognuno è stato sempre condiviso e sottoposto al confronto del gruppo in un fecondo scambio di giudizi e di opinioni.Ogni consiglio per uno diventava utile per tutti, come se per magia fossimo un corpo unico, un unico respiro.
Tutto ciò è stato concime per lo studio sul lavoro dell’attore e ha fatto maturare libertà di giudizio, coraggio nel sottoporsi a quello altrui e spirito critico.
Nicola Conversano