Approfondimenti

Ma tu… “Ragù” di Signorile… l’hai mai visto?

6 Dicembre 2019

“Ma tu… “Ragù” di Signorile… L’hai mai visto?”

“No.”

“Ma sei pazzo…? Lavori a Bari. Fai teatro da quasi vent’anni… e non hai mai visto “Ragù”? Roba da matti… E perché?”

“Come… Che significa “perché…? Non è capitato… Tutto qui. Me lo sono perso. Quando lo hanno fatto? Quest’anno? L’anno scorso?”

“No… Vabbè… Signorile ha detto – l’altra sera che stavamo a teatro – che è arrivato quasi a mille repliche. Sono anni e anni che lo fa! E com’è che te lo sei perso?”

“Mi sono perso anche l’Antigone di Brecht col Living Theatre nell’ottanta al Petruzzelli. Sai quanti spettacoli mi sono perso?”

“Ma nell’ottanta eri nato?”

“Sì. Avevo cinque anni.”

“Secondo me nell’ottanta – e qualche cosa – Signorile già portava in scena Ragù…”

“Figurati…”

“Sicuro! Ma… tu lo conosci Vito Signorile?”

“Non di persona.”

“Sei sicuro di lavorare in teatro? A Bari? E non conosci Signorile… E non hai visto Ragù…”

“E comunque ormai me lo sono perso. Sopravviverò anche a questo! Passo già troppo tempo a teatro e… non è che la sera, dopo una giornata fuori casa, io muoia dalla voglia di rimettermi in macchina e tornarci, eh? Ne deve valere proprio la pena… Una cosa tipo l’Antigone di Brecht col Living… E comunque ormai è perduto. Me lo racconterai. Esisterà un video…!”

“Che hai da fare domani sera?”

“Non mi dire…”

“Che hai da fare domani sera…? Dai!”

“Lo fa ancora? Ma con i soldi della SIAE, in trent’anni, si sarà comprato una Ferrari!”

“Vieni o no? Scommettiamo che ti piace?”

“Non scommetto. Lo faccio per te… A me uno spettacolo che si chiama Ragù non mi piace a prescindere… Io già il Ragù non lo digerisco granché. Mi rimane pesante… Come se secoli di dolore e sofferenze dei miei avi nati – sfortunatamente a queste latitudini – mi si piazzasse tutto d’un colpo sullo stomaco. Preferisco una spigola al sale…”

“No…! Il Ragù di Signorile è diverso! È leggero… Una poesia… Si scioglie in bocca! Allora? Vieni…?”

“Vengo.”

La prima volta che ho visto Ragù è andata così. E successo qualche anno fa. Oggi le repliche saranno più di mille.

Il mio consigliere, per nulla intimorito dalla mia giovanile spocchia da artistoide, fece bene ad insistere riconoscendo, prima di me, dove abitano la leggerezza e la poesia; un riconoscimento facile se si ha il tempo e la disponibilità d’animo di sedersi ancora a tavola con la propria storia, la propria tradizione, il gesto necessario e antichissimo del “farsi raccontare”.

Che è ascoltare il racconto altrui. Ma anche racconto di sé.

E tutto si mescola in una storia che è collettiva, come un rito arcaico che si smarrisce e ritrova in quel profumato crogiuolo bollente.

Del resto…

Il segreto del buon Ragù, come di ogni umana Poesia, è l’Amore.

Damiano Nirchio