Approfondimenti

Il futuro… a sud dell’uomo – Vito Signorile

17 Ottobre 2020

Impegnato nell’attività teatrale ininterrottamente da oltre 50 anni, caparbiamente con una sede stabile nella nostra città, non mi esimo da una prima esposizione di dati riguardanti il Centro Polivalente di Cultura Gruppo Abeliano che mi onoro dirigere.

In occasione del trentennale di attività, nel 2000, ebbi occasione di scrivere quanto segue in un pezzo dal titolo Il futuro… a sud dell’uomo:
Siamo alla fine del 1969 quando un gruppo di giovani, molti dei quali “fuorusciti” dal Piccolo Teatro di Eugenio D’Attoma, decidono di mettersi assieme per occuparsi di teatro e strutturarsi in modo più consono al nuovo che veniva dal ’68. A luglio del 1970 viene presentato ufficialmente alla stampa, alla libreria Rinascita, il «manifesto» del Gruppo Abeliano. Due aspetti caratterizzano immediatamente l’impegno del Gruppo: l’esigenza di una «casa» propria per meglio elaborare e sperimentare il lavoro dell’attore; la capacità di rimettere in discussione il proprio operato in un continuo confronto dialettico.

Ad ottobre dello stesso anno, infatti, l’Abeliano allestisce la prima sede: una piccola accogliente sala a Piazza Garibaldi che diverrà poi sede de «I Campi Elisi». Con essa i primi passi produttivi: Flashes, Il maestro serale, Musica e provocazione. Il 30 maggio 1971 il Gruppo si dota di una struttura più consona alle accresciute esigenze e inaugura il Centro Studi Gruppo Abeliano, con un teatrino di circa duecento posti in viale Giovanni XXIII, sviluppando in esso una intensa attività culturale e di produzione teatrale che lo pongono immediatamente al centro dell’interesse cittadino.

Si allestiscono mostre di fotografia, artefice un grande Rocco Errico che sarà il fotografo di scena dell’Abeliano fino alla sua prematura scomparsa; Poi l’avanguardia dei pittori baresi sollecitati da uno dei più creativi spiriti liberi come Peppino Schito. Si allestiscono spettacoli di impegno civile come Il mestiere di sopravvivere, Vietnam concerto, Un cantastorie per un compagno, Urlo dal ghetto. Si affrontano le prime recite in trasferta nelle piazze pugliesi. Tra gli spettatori, insigni rappresentanti della cultura e del mondo politico a dibattere con giovanile passione degli spettacoli e delle tematiche per una nuova drammaturgia e per un impegno sociale anche attraverso manifestazioni artistiche. Un appassionato e generoso sostenitore dell’Abeliano fu Nicola Oberdan Laforgia con le sue «critiche» puntigliose e la sua veemente capacità di moltiplicare entusiasmi.

E non si possono dimenticare i «minacciosi» inviti a studiare di Beniamino Finocchiaro «perché nel mondo del teatro non c’è posto per i ciucci», o le analisi di Rino Formica che si animava per spiegare che «il finale con una bella diapositiva di piazza Loreto può soddisfare le esigenze estetiche ma può indurre a pensare ad inaccettabili soluzioni violente».

Tanti amici e sostenitori a stimolare e forgiare la nostra resistenza a difficoltà e ostacoli di ogni genere. Ma alcune esigenze si fanno prepotenti: affinamento tecnico, professionismo e partecipazione al più vasto dibattito teatrale che si sviluppa in Italia. Mentre si allestiscono e si replicano in «giro» (siamo alle primissime esperienze di decentramento in piccoli Comuni della provincia pugliese e nei Centri di Servizi Culturali) spettacoli come I giorni della Puglia rossa, In ogni tempo, in ogni paese, Pé non murì se canda, il Gruppo opera un primo grande passo di organizzazione interna in senso professionale. Nell’autunno del 1973, viene costituita la prima cooperativa teatrale in Puglia con il coordinamento di Beppe Lopez che ne assume la presidenza. Nuovo impulso alla produzione, prime aperture a collaborazioni esterne e rinnovato dibattito sulla drammaturgia italiana.

È di questo periodo l’allestimento de I Cavalieri di Aristofane con la collaborazione della regista Maricla Boggio, l’organizzazione, insieme alla rivista «Politica e Mezzogiorno», di una conferenza dibattito sul tema «Repertorio Teatrale Italiano: Esiste o non esiste?», l’ospitalità presso il Teatro Abeliano, in collaborazione con l’Eti, dei cartelloni sperimentali «Ricerca 2» e «Ricerca 3». l’allestimento dello spettacolo C’era una volta un contadino del Sud di Michele Campione. Il tempo moltiplica e differenzia esigenze e interessi professionali restringendo il nucleo fondatore. La cooperazione costituisce comunque l’unica formula possibile per una graduale impostazione “aziendale” che consente autonomia di scelte politiche e culturali.

Nel 1976 il Gruppo Abeliano opera in collaborazione col Teatrino di Foggia (Tga). Nel 1977 la cooperativa si ristruttura in Centro Polivalente di Cultura Gruppo Abeliano e l’anno successivo opera una svolta decisiva per il proprio futuro inaugurando a maggio, in occasione del Congresso Costitutivo dell’Associazione pugliese delle coop. culturali aderenti alla Lega, il Teatro Abeliano, in largo 2 Giugno, che si affermerà in pochi anni come il terzo teatro della città e quale importante punto di riferimento per la cooperazione culturale. Gestire un teatro vero. Sembrò un’intuizione geniale, in realtà si trattava di una conditio sine qua non.

Chi avesse voluto fare il teatrante professionista in Puglia, in tutto il Mezzogiorno d’Italia, con la sola esclusione di Napoli e della Sicilia, aveva due sole strade: quella durissima e arrendevole della emigrazione e quella durissima e caparbia di restare e gestire un teatro in cui operare”.