Approfondimenti

Dalle origini ai nostri giorni.

22 Settembre 2018

L’infima considerazione sul lavoro dell’Attore da noi regna sovrana dai tempi della sepoltura in luogo sconsacrato, fuori dalle mura.
“Che lavoro fa?” chiese il vigile all’Attore;
“faccio l’Attore”
“Sì ma… come lavoro che fa?”
“l’Attore”.
“Beati voi che state sempre con la capa fresca!” disse il funzionario all’attore;
“che spettacolo fate stasera?” chiese il pescivendolo, il salumiere, il barbiere, il sarto…
poi senza attendere risposta: “si può avere un biglietto?” Naturalmente gratis.
Non sono esenti da pregiudizi i genitori che intervengono pesantemente quando scoprono la vocazione Teatrale ai figli. Fin da piccoli iniziano l’azione di guastatori dei gruppi di gioco: “andate a giocare nei portoni delle case vostre!”;
“Prima il diploma, dopo si vedrà”;
“Cosa ti darà da mangiare il Teatro, spine di ricci?”.
Anche se oggi, ad onor del vero, molti genitori incoraggiano l’inserimento dei figli nel “dorato” mondo dello spettacolo visti gli esempi che vengono da tanta TV-spazzatura dove basta apparire per qualche settimana e tutti scambieranno notorietà per bravura.
Il grillo parlante

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Le guerre tra “poveri”

17 Dicembre 2017

I rapporti tra gli Operatori dello Spettacolo cambiano a seconda che ci si trovi in tempi di vacche grasse o magre. Si dice che i teatranti sono litigiosi e invidiosi dei successi altrui; che si sentono sempre più bravi di colleghi vicini e lontani e che sono incapaci di operare oggettive carature meritocratiche. Fatte salve le eccezioni che pure vi sono.
Nei periodi di vacche grasse (quando cioè tutto va bene, funziona il botteghino, intervengono contributi pubblici e la “pioggia” bagna tutti abbondantemente, meritevoli e non) non si vedranno mai teatranti litigare.
I tempi di vacche magre invece, predispongono alla rivendicazione irrazionale, all’autoreferenzialità e al dileggio del collega. A tutti, Istituzioni comprese, viene imposto di scegliere, di operare carature, di tagliare rami secchi.
E’ necessario però che in ogni tempo tutti si adeguino al rispetto delle Leggi vigenti. Per quanto sempre più costoso risulti il loro rispetto e la loro applicazione, esse vanno rispettate e a chi non avesse tratto insegnamento dalla favola de La Cicala e la formica, non resta che indebitarsi, come qualcuno ha già fatto per amore verso il Palcoscenico e verso la Città.

Il grillo parlante

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Leggi ad personam

17 Novembre 2017

Una parte non indifferente di Leggi e leggine per i locali di pubblico spettacolo sarebbero da cancellare perché obsolete o “interpretabili” o “inventate” per tutelare le casse di lobby amiche più che la sicurezza di spettatori e operatori. Naturalmente finché restano Leggi dello Stato non si può che rispettarle tutte, le buone e le brutte. Il rispetto delle Leggi vigenti ha tanti pesi e tante misure e tanti tempi di applicazione a seconda della Nazione Europea, della Regione, della Provincia, della Città, in cui ci si trova, dell’umore e del periodo di ferie e di riposo dei funzionari addetti alle pratiche, dell’umore e del periodo di ferie e di riposo dei funzionari addetti alle verifiche, della vicinanza a un periodo elettorale, delle condizioni economiche e sociali di chi richiede i permessi e della pessima educazione di alcuni di loro a non chiedere permesso prima di entrare in un ufficio o a “bussare con i piedi” come si dice da noi quando uno porta “doni”.

Il grillo parlante

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Verso nuove visioni – Vito Signorile

23 Ottobre 2017
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Dalla relazione di Vito Signorile, direttore artistico di Teatri di Bari, per il nuovo triennio.

Di tanto in tanto si istituisce un nuovo nastro di partenza e sembra che a tutti sia data democratica e paritetica possibilità di partecipazione.

In realtà si tratta della vecchia, stanca, storia di un Sud sempre più sfruttato e bistrattato e di nuove regole che fissano ripartenze senza cancellare vecchi privilegi.

Chi conosce la storia vi partecipa rassegnato o non vi partecipa, altri impareranno a proprie spese.
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Il confronto pubblico

11 Ottobre 2017

Apriamo una stagione di politica culturale seria, discutiamo pubblicamente e senza riserve al fine di spianare finalmente la strada a molte stagioni di Arte. Gli artefici non possono essere che gli operatori culturali, del Teatro, del Cinema, della Musica, della Danza, della carta stampata, delle TV e quanti hanno a cuore la liberazione da un andazzo che ha asservito cultura e spettacolo dal vivo agli interessi privati di politicanti e dal nepotismo imperante. Il luogo, auspicabilmente, non può che essere istituzionale. Costosissimi “Carrozzoni” (pubblici solo perché mantenuti dal pubblico danaro) devono essere svuotati dagli usurpatori senza arte ne parte, seduti senza limite di tempo sulle relative poltrone e senza aver superato alcun concorso pubblico; diversamente si rottamino una volta per tutte questi carrozzoni. Ecco perché è fondamentale costruire un tavolo permanente con specialisti che operano nelle varie sezioni dello Spettacolo dal vivo, che tenga la rotta e si confronti con Enti e Assessorati abituati a imporre proprie rotte, diverse ad ogni nuovo insediamento che annullano, spesso, storie e percorsi pluriennali di aziende, gruppi e compagnie che si ritrovano a dover ripartire da zero a causa dei gusti estetici e spesso dei capricci dei dirigenti di turno. Ecco perché è necessario che si analizzi pubblicamente l’Attività di singoli e di gruppi, si pubblichino tutti i Contributi pubblici di cui le varie Strutture usufruiscono, se ne valuti la congruenza in rapporto alla mole di attività e di operatori impiegati, si valuti il rapporto tra contributi pubblici e incassi al botteghino, si considerino gli investimenti operati per strutture mobili e immobili. Si smascherino i Furbetti di quartiere che usufruiscono più volte di contributi pubblici per la stessa attività espletata come singole strutture, poi associate in cordate, consorzi, progetti pseudo speciali ecc. si smascherino le ditte individuali che attingono al denaro pubblico a volte anche con arroganza e sfacciata autocelebrazione. Le storie siano corredate da bilanci annuali depositati e ricevute di pagamenti di tutti gli oneri che la Legge impone a chiunque eserciti una professione. Solo questo potrà cancellare le autocelebrazioni, i piagnistei e dare dignità e credito pubblico agli Operatori Culturali e ai Lavoratori dello Spettacolo dal vivo!

Il grillo parlante

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Dialetto barese e Tradizioni popolari – Vito Signorile

18 Agosto 2017

Fotografiamo una situazione paradossale per cui si svolge quotidianamente una cordiale lotta senza quartiere tra i non molti operatori che agiscono nelle poche Associazioni che si occupano delle nostre Tradizioni e del dialetto barese. I motivi a volte importanti a volte futili, certo tutti alimentati da amore verso l’argomento, anziché oggetto di semplice dibattito e confronto, corroborato da studi scientifici e giudizi terzi, creano dannose divisioni aggravate da smanie di primogeniture.
Vorrei proporre alcune considerazioni con l’intento e nella speranza di evitare l’errore da eccessivo amore che spesso ci spinge su posizioni che non apportano alcun beneficio alla causa, e suggerire qualche piccolo passo per cercare di salvare il salvabile e recuperare l’orgoglio delle nostre radici e della nostra “lingua madre”.
– Il nostro dialetto è ormai alle soglie dell’estinzione; intere generazioni hanno subito la violenza dei pregiudizi (della scuola, della società e persino delle famiglie), al punto di vergognarsi a parlarlo in pubblico. Il colpo di grazia viene da un uso mistificante di comici convinti che il dialetto sia pronuncia distorta e parolacce per far ridere. Resta una pratica sempre più esile delle periferie, l’uso nostalgico di alcuni anziani e di qualche benemerito poeta.
– Anche l’enorme patrimonio delle tradizioni popolari, gran parte delle quali trovano riscontro solo nella tradizione orale, rischia la definitiva scomparsa e merita attenzioni e studi monotematici. Quell’arte, quella fantasia con cui i nostri nonni (che straordinari attori!) condivano e arricchivano una favola classica o un racconto popolare, rendendoli eventi unici, non saranno più gustati da nuove generazioni di fanciulli, che ormai non parlano e non capiscono il dialetto e che rischiano l’omologazione anche della fantasia.
– Ricercatori, Studiosi, Poeti, Storici ecc. si sono adoperati con passione, lasciandoci contributi importanti; ogni poeta ci ha lasciato, con l’opera poetica spesso pubblicata a proprie spese, proprie ricerche storiche, proposte di sintetiche grammatiche, bozze di vocabolari, e modi di scrivere; ogni storico e/o studioso con i propri studi e ricerche ha anche tirato fuori dal cassetto proprie poesie o componimenti in dialetto. Ritengo che l’amore per la città, per la sua lingua, le sue usanze e costumi, debba considerarsi scontata per chiunque si adoperi per essa.
– Ogni Scrittore, ogni Poeta ha sicuramente un modello di riferimento e in assenza (in attesa) di regole condivise ovvero di una sintesi definitiva di poche, chiare, semplici, regole valide per tutti e stabilite dal confronto tra studiosi della scrittura, fa benissimo a scrivere il proprio dialetto come i poeti del passato;
Il problema comune è dunque quello di conservare il meglio del passato e certificare lo stato in vita di un dialetto che per noi è lingua madre. Ogni azione che tenda a questo è meritoria.
Il progetto che il sottoscritto ha proposto fin dalla prima riedizione della Piedigrotta barese, oltre 20 anni fa, le cui finalità ad altro non mirano se non a stimolare la ricerca di tradizioni e la scrittura in dialetto, si concretizza partendo da una Tavola Rotonda per una riflessione sul dialetto in generale a cui invitare studiosi nazionali, in collaborazione con l’università di Bari e con la Pubblicazione degli atti relativi;
– Indagine delle pubblicazioni esistenti e conseguente pubblicazione di una guida-indice di tutti i libri e le pubblicazioni che si occupano di regole di scrittura e pronuncia, del dialetto barese;
– Aggiornamento e allestimento di un unico vocabolario Italiano/Barese Barese/Italiano (che non escluda i numerosi contributi citati);
– Letture e lezioni sulla lingua barese da tenere nelle scuole medie inferiori (equipe di attori e lettori);
– Antologia dei più importanti poeti dialettali baresi scomparsi (selezionati da un comitato scientifico) pubblicazione del libro con presentazioni e commenti critici con abbinato CD contenente le poesie lette da Attori;
– Antologia dei più importanti poeti dialettali baresi viventi (selezionati da un comitato scientifico) pubblicazione del libro con presentazioni e commenti critici con abbinato CD contenente le poesie lette da Attori;
Antologia dei racconti della tradizione orale barese (selezionati da un comitato scientifico) pubblicazione del libro con presentazioni e commenti critici con abbinato CD contenente i racconti interpretati da Attori.

Vito Signorile

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Happy New Theatre – Vito Signorile

29 Luglio 2017

Happy New Theatre è un lungo, originale e festoso Benvenuto in Arte al Nuovo Teatro Abeliano, già definito da alcuni protagonisti della scena italiana e internazionale uno dei più bei piccoli Teatri d’Italia.
Dopo la presentazione del nuovo spazio alle Autorità, il 3 febbraio 2012, si avvia uno dei più articolati progetti di Ospitalità e Produzione elaborato dal Centro Polivalente di Cultura Gruppo Abeliano per festeggiare il suo quarto e definitivo Teatro nella città di Bari (1969 in piazza Garibaldi; 1971 in via Giovanni XXIII; 1977 in via Della Costituente; 2012 in via Kolbe).
Prosa, Danza, Musica, Arti Visive, Laboratori teatrali, incontri con i protagonisti della Scena e della Cultura, con un’attenta ricognizione sullo stato dello Spettacolo dal vivo nella nostra regione, in un confronto permanente tra le Istituzioni e gli operatori in campo, attivi e vivi ma spesso succubi di capricci, inesperienze e arroganze di innominabili “nominati” (tra le più profonde ferite inferte alla democrazia della nostra Nazione dalla politica) ormai padroni a tutto campo. Pur permanendo il vitale contributo Istituzionale, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali alla Regione Puglia e al Comune di Bari, alla Fondazione Teatro Abeliano, animata da alcuni tra i più insigni intellettuali della nostra città per promuovere e sostenere finanziariamente la costruzione del nuovo Teatro, L’autofinanziamento resta il principale artefice delle attività della Cooperativa Abeliano che, pure in un momento di grande crisi, moltiplica sforzi e coraggio per offrire a se stessa continuità lavorativa e alla Città un nuovo Teatro in un quartiere in grande espansione come Japigia.
L’attualità del Centro Polivalente di Cultura Gruppo Abeliano nel Nuovo Teatro si esplica attraverso l’ospitalità annuale di cinque rassegne teatrali con una trentina di Compagnie professionali di cui la metà pugliesi, per un totale di circa 160 recite e di ulteriori cinquanta manifestazioni culturali di varia natura;
Allestimento di nuovi spettacoli ogni stagione e un repertorio di spettacoli che impiegano attori e tecnici i più anziani dei quali sono soci cooperatori.
Al di là di ogni maldestro tentativo di classificazione restiamo convinti che esista un solo Teatro: quello capace di regalare emozioni. Quello che ci piace praticare e ospitare e verso cui spendiamo tutti i nostri sforzi e le nostre ricerche sia esso indirizzato a un pubblico di abbonati o di studenti o di docenti.
Il nostro Teatro ruota intorno al lavoro dell’attore e alla sua capacità di emozionare.
Non abbiamo vinto alla lotteria: Non inganni questo moltiplicarsi delle attività. il Nuovo Teatro è da pagare; i finanziamenti per costruirlo secondo le Leggi vigenti sono stati ottenuti mettendo sulla bilancia, risparmi personali di una vita, fideiussioni, aumenti di capitale sociale da parte di tutti i soci secondo possibilità individuali e, per buon peso, qualche stipendio messo in lista d’attesa.

Vito Signorile

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A che serve il teatro? – Silvio Maselli

26 Luglio 2017

A che serve il teatro, se la gente muore di fame, se i rapporti familiari vanno a rotoli con la crisi, se non ci stanno gli occhi per piangere?

A che serve il teatro se si sforna una serie televisiva da 10 puntate ogni giorno, se Sky Atlantic è più figa di Netflix?

A che serve il teatro se con le vite che facciamo, quando abbiamo del tempo che residua, è più bello andare a giocare a pallone o fare joga, che fa pure tanto bene allo stress?
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Il Teatro fa bene – Antonio Stornaiolo

17 Luglio 2017

Non ho mai creduto alla sacralità del Teatro, eppure sono convinto che esso aiuti a ritrovare se stessi. Perciò, ancora oggi, mi auguro che diventi una pratica di vita.

Il Teatro fa bene. E’ un toccasana. Per chi lo fa e per chi lo vede. Usandolo quotidianamente, come una tisana disintossicante, assicura ottimi risultati e pronta guarigione dall’inedia e dalle inezie della vita.
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I luoghi dello spettacolo dal vivo – Vito Signorile

17 Maggio 2017

Come non lasciarsi coinvolgere in uno scambio di idee sul Teatro Margherita? Da cittadini, prima ancora che da operatori culturali e teatrali.

Senza lasciarsi condizionare dalle mode passeggere e senza lasciarsi tentare da egoismi e interessi di parte. Altroché se ci piacerebbe gestire questo splendido monumento. Sarebbe la realizzazione di un sogno. Il coronamento di una vita spesa per non emigrare, essendo innamorati della propria città e di un lavoro, quello del “teatrante”, difficile oggi ma quasi impossibile in quegli anni sessanta e settanta, quando lo abbiamo intrapreso, trasformando un capannone industriale (intorno al quale, all’epoca, pascolavano ancora delle pecore) in un piccolo ma accogliente teatro, l’Abeliano, in cui svolgere attività culturali polivalenti.
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